Dieci tesi per l'università
Le tecnologie per la didattica, qualunque sia la loro specifica funzionalità, non sono strumenti neutrali. Esse, qualunque sia il loro utilizzo, predeterminano e oggettivano la lezione e le sue finalità. Non riteniamo l’e-learning di per sé negativo e pensiamo che l’attivazione consapevole e libera di forme aggiuntive di sostegno alla didattica in presenza attraverso l’uso di tecnologie sia una sfida importante e preziosa, forse anche decisiva. Riteniamo però deleteria l’idea che la didattica a distanza possa essere pensata in maniera onnipervasiva e come piena sostituzione della didattica in presenza. Intesa in questo modo, la didattica a distanza rischia di compromettere quell’esperienza di apprendimento critico, profondo e non frammentato, che deve contraddistinguere la didattica all'università.
L’insegnamento non può e non deve essere mera trasmissione di un sapere riproducibile come un bene di mercato e tracciabile come un prodotto economico “lungo la filiera della conoscenza”, replicabile all'infinito, sempre più standardizzato, nemmeno relativamente alle sue parti cosiddette “teoriche” rispetto a quelle cosiddette “pratiche”, che per alcune discipline in particolare risultano assolutamente intrecciate o addirittura indistinguibili. Esso va piuttosto inteso come ciò che favorisce l'esperienza qui e ora di contenuti ogni volta originali perché ripensati e ricreati, e non già depositati come materiale inerte nel Web. Il Docente, in questo senso, non è un “facilitatore di apprendimenti”, un impiegato d'aula, un intrattenitore multimediale, un pedante ripetitore della dottrina, ma uno studioso che nella didattica prosegue il suo impegno di ricerca, e nella ricerca prosegue il suo impegno nella didattica, mettendo gli studenti al cospetto – problematico – della “scienza che non è ancora del tutto scoperta”.
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